E' difficile lavorare quando hai una malattia cronica...
Faccio un lavoro part time che non richiede grande sforzo fisico,
visto che sto seduta davanti ad un pc. Ma mai avrei potuto pensare che
stare seduta potesse diventare un incubo! Quando avevo il ciclo o alcuni
dei miei simpatici dolori, non riuscivo a stare seduta. Mi alzavo,
provavo a piegare una gamba e sedermici sopra, a stare in piedi, a
camminare per un pò, ma spesso era tutto inutile. La cosa peggiore è
alzarsi la mattina e sentire quel fastidio pungente nel basso ventre,
come se uno gnomo stesse scavando per cercare l'oro.
Ovviamente bisogna comunque andare al lavoro, quindi tra un dolore, un respiro profondo e qualche parolaccia ti prepari. Nel mio caso non posso prendere nessun antidolorifico se non la tachipirina, perciò sono fregata. Ci vogliono almeno 40 minuti perchè faccia effetto e spesso non agisce neppure. Finalmente arrivi al lavoro e hai appena trovato la posizione ideale quando il tuo capo ti chiama, devi rispondere al citofono o semplicemente andare in bagno. Quando finisci di lavorare torni a casa e ti restano ancora da fare tutte le cose che alle donne normali pesano solo psicologicamente. A fine giornata sei così stremata e dolorante che a volte non riesci a dormire per più di due ore.
Ormai la prendo sul ridere. Oggi per esempio è una di quelle giornate in cui gli gnomi stanno scavando senza sosta, ma ho resistito e non mi sono lasciata abbattere. Cerco di cambiare prospettiva, mi sforzo per vedere un percorso tortuoso come uno lineare. La malattia mi ha permesso di vedere che c'è un tempo per ogni cosa e rispettarlo è importante. Per esempio non potevo pretendere di correre subito dopo l'operazione, ho invece ascoltato il mio corpo per sentirne i miglioramenti e i limiti. La malattia ti fa rivalutare le priorità e il lavoro non dovrebbe essere una di queste.
Per ora ho solo sfiorato il mondo del lavoro, ma inizio a chiedermi se riuscirò mai a lavorare otto ore al giorno stando bene. La risposta me la dò ponendomi un'altra domanda: di cosa ho davvero paura? Di cadere a terra e che nessuno mi tiri su? Una volta stavo svenendo sull'autobus e una signora mi ha aiutato a scendere. Ho fiducia nel fatto che le persone si aiutano nei momenti difficili. Forse temo solo di non essere compresa in un mondo che sembra pretendere sempre troppo dai lavoratori senza curarsi minimamente delle loro condizioni o necessità. Ma di una cosa sono sicura: con un sorriso si può spiegare qualunque cosa, farsi capire ed accettare. Quindi adotterò la politica del sorriso.
Le domande di oggi:
Ho scritto questo articolo circa un anno fa, ecco perchè
Ovviamente bisogna comunque andare al lavoro, quindi tra un dolore, un respiro profondo e qualche parolaccia ti prepari. Nel mio caso non posso prendere nessun antidolorifico se non la tachipirina, perciò sono fregata. Ci vogliono almeno 40 minuti perchè faccia effetto e spesso non agisce neppure. Finalmente arrivi al lavoro e hai appena trovato la posizione ideale quando il tuo capo ti chiama, devi rispondere al citofono o semplicemente andare in bagno. Quando finisci di lavorare torni a casa e ti restano ancora da fare tutte le cose che alle donne normali pesano solo psicologicamente. A fine giornata sei così stremata e dolorante che a volte non riesci a dormire per più di due ore.
Ormai la prendo sul ridere. Oggi per esempio è una di quelle giornate in cui gli gnomi stanno scavando senza sosta, ma ho resistito e non mi sono lasciata abbattere. Cerco di cambiare prospettiva, mi sforzo per vedere un percorso tortuoso come uno lineare. La malattia mi ha permesso di vedere che c'è un tempo per ogni cosa e rispettarlo è importante. Per esempio non potevo pretendere di correre subito dopo l'operazione, ho invece ascoltato il mio corpo per sentirne i miglioramenti e i limiti. La malattia ti fa rivalutare le priorità e il lavoro non dovrebbe essere una di queste.
Per ora ho solo sfiorato il mondo del lavoro, ma inizio a chiedermi se riuscirò mai a lavorare otto ore al giorno stando bene. La risposta me la dò ponendomi un'altra domanda: di cosa ho davvero paura? Di cadere a terra e che nessuno mi tiri su? Una volta stavo svenendo sull'autobus e una signora mi ha aiutato a scendere. Ho fiducia nel fatto che le persone si aiutano nei momenti difficili. Forse temo solo di non essere compresa in un mondo che sembra pretendere sempre troppo dai lavoratori senza curarsi minimamente delle loro condizioni o necessità. Ma di una cosa sono sicura: con un sorriso si può spiegare qualunque cosa, farsi capire ed accettare. Quindi adotterò la politica del sorriso.
Le domande di oggi:
- Mi è piaciuto andare al lavoro oggi? No
- Mi hanno obbligata? No
- Ci tornerò? Sì
Ho scritto questo articolo circa un anno fa, ecco perchè