Pace interiore
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Ma quando la scrittura ti trascina, quando inizi a scrivere un paio di frasi che ti girano in testa, il fiume delle parole ti porta dove vuole lui. Sai da dove parti ma non sai mai dove arrivi. E' eccitante.
Alla fine scopri che tutto aveva un suo senso, che il discorso che volevi articolare aveva un capo e una coda.
Forse vale anche per questo viaggio che è la vita. Forse l'inizio, pressocchè uguale per tutti, è solo il principio di una storia che alla fine troverà un suo senso.
Lo spero.
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Ma il senso di tutto questo dolore dove sarebbe?
Quando sono stata operata per la prima volta non avevo paura, ho accettato a priori il mio futuro. Mi sono addormentata beata. La seconda volta avevo un pò di paura, ma alla fine è stato un sonno da anestesia favoloso. La terza volta avevo paura.
Che cosa c'era di diverso tra le tre esperienze di uso di droga legale? Io
La prima volta ero fin troppo calma e non saprei dirvi nemmeno perchè. Incoscienza? Fiducia nel medico? Mi addormentai praticamente subito, tranquilla, mentre le infermiere parlavano tra di loro di cose che non c'entravano assolutamente niente. E io che speravo di sentire dei pettegolezzi per poter corrompere qualcuno e avere del cibo decente!
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Avevo subito diversi ricoveri in ospedale e la mia vita si stava pericolosamente avvicinando alla morte (o almeno lo pensavo). Il mio corpo perdeva salute ed energia e iniziai a domandarmi se sarei morta sotto i ferri. Per questo la seconda operazione mi spaventava più della prima. Per questo iniziai a praticare la meditazione.
La paura può fare miracoli. Quando pensi che potresti avere poco tempo da vivere, rivaluti le tue priorità e cerchi un significato che vada oltre le cose materiali.
La meditazione è stupenda, ma difficile. Non c'è cosa più complessa che voler controllare la propria mente. Sappiamo controllare tutto, soprattutto persone leggermente ossessivo-compulsive come me. Ma la nostra mente proprio ci sfugge, come una scimmia che salta tra i rami di un albero.
Prima della terza operazione avevo molta paura. A causa della meditazione mi ero probabilmente accorta di quanto tempo avessi sprecato dietro a cose inutili e gli scarti di ore che la vita mi stava dando non mi sarebbero mai bastati.
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Perchè? Avevo una ferita di una decina di centimetri sulla pancia e avevo paura che tossendo i punti potessero partire a razzo in giro per la stanza mostrando cose che una signora mai dovrebbe far vedere. La gola mi bruciava, cercavo di deglutire.
Nei giorni successivi se arrivava un colpo di tosse che il mio corpo decideva inaspettatamente di emettere, mi bloccavo con gli occhi spalancati e con una mano tenevo la pancia come un animale spaventato (dalla tosse, ridicolo). Mi usciva una specie di rantolo poco convinto mentre pensavo a quanto era stato facile farmi operare, mi ero solo dovuta sdraiare. Invece quello che viene dopo l'operazione è peggio e nessuno ci pensa mai. Tutti si chiedono "Se dovessi morire?" e nessuno si fà la domanda giusta: "Se dovessi sopravvivere?". Perchè quello è il vero calvario.
Il giorno dopo l'operazione gli infermieri mi fecero alzare e scoprii cosa volesse dire avere paura, dolore e sentirsi un manichino tutto nello stesso momento. Avevo infatti una fascia stretta per tenere insieme il mio corpo fatto a pezzi ed ero così rigida che avrebbero potuto usarmi come tavolo per la sala da pranzo o direttamente come tavolo operatorio per altre povere vittime (scherzo, i medici mi hanno salvato la vita). Non potevo alzarmi da sola, nè stendermi e camminavo a stento. Qualsiasi cosa facessi era dolorosa e faticosa.
Ah, che bei ricordi.
Sembra assurdo, ma ora che lavoro tantissimo, due settimane in ospedale me le farei volentieri. Scherzo, non cambierei la mia salute con niente. Poter camminare e sollevare una cassa di bottiglie d'acqua sono cose che ti mancano quando non puoi farle. In più grazie alla meditazione ho trovato solitudine e pace anche senza la "vacanza" annuale in ospedale. Ancora un ricovero e avrei aperto un hospitaladvisor per valutare i miei soggiorni.
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Ho imparato cos'è il dolore, la paura, l'angoscia, la solitudine e di conseguenza cosa sia la felicità, la pace, la pazienza. Ho conosciuto persone fantastiche e ho capito che dipendiamo dagli altri più di quanto potremo mai ammettere.
Ecco il senso. Anche se quando sono piegata a terra dai dolori col cavolo che riesco a ricordarmelo!
Ma oggi voglio pensarci, voglio saperlo, voglio viverlo.
Domande e risposte:
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- Può ognuno di noi dare un senso a quello che gli succede? Sì
- Deve per forza essere sensato? No
- Esisterà qualcosa di simile a hospitaladvisor? Spero di no